Casa dolce casa
La casa degli italiani, a causa delle restrizioni per fermare il contagio del coronavirus, è diventata una vera e propria tana dove famiglie, coppie e single si proteggono dalla pandemia.
La casa diventa luogo di lavoro, diventa scuola per i ragazzi, palestra dove poter scaricare tensioni e perdere peso, da casa ci si collega con l’esterno.
E’ fuori dubbio che il coronavirus abbia cambiato il valore emotivo che attribuiamo alla nostra casa, diventata il centro della nostra vita.
La casa diventa oggi uno dei capisaldi della network society che finora aveva come assunto entità più grandi (nazioni, regioni, città) e che ora si basa sulle connessioni tra nodi molto piccoli, le nostre abitazioni.
La domanda che però ora molti mi pongono, quale intermediario immobiliare, è se il valore economico della casa cambierà con questa crisi economica.
Vivendo più in casa gli italiani scopriranno pregi e difetti delle loro abitazioni, cose che prima notavano meno o pesavano meno.
Ad esempio il 60% delle case non ha balcone o terrazzo, l’8% delle case ha un bagno solo.
Questo porterà inevitabilmente a pensare e realizzare di avere esigenze diverse e necessità più impellenti che prima non si avevano.
Gli spazi in casa avranno sicuramente un’importanza maggiore.
Secondo gli esperti, si renderanno conto dei difetti della propria abitazione e potrebbero decidere, liquidità permettendo, di iniziare la ricerca di altre soluzioni.
Chi venderà case di qualità potrà contare su un valore reale, chi vorrà vendere case con “difetti” dovrà scendere a patti con lo sconto.
Da questo terribile evento scaturisce la consapevolezza di quanto valgono poco molte delle case che abbiamo, anche la fascia di mercato solvibile, che ha acquistato case nuove, si rende conto che la casa piccola è inadatta a creare confort.
La previsione è quindi di un cambiamento della domanda, che non invertirà però il trend che ha portato molti a lasciare la provincia a favore della città.
E’ probabile che in futuro si cercheranno case in zone più esterne delle città e non centralissime.
Questo quindi potrebbe indurre a pensare che il mercato immobiliare non dovrebbe subire grandi flessioni;
Non è così, l’impossibilità di vedere di persona gli immobili, l’attività di intermediazione è ferma e bloccata, la perdita per molti del lavoro e la conseguente situazione di precarietà di gran parte del mondo lavorativo diminuirà le capacità economiche e anche la possibilità di accedere al credito bancario; tutto ciò porterà ad un’inevitabile cambio di rotta e ad un freno al settore.
Si prevede un crollo dei prezzi nel 2020 tra l’1,1 e il 3,1% ed una perdita tra i 7 e i20 miliardi di euro di fatturato.
Dati per nulla rassicuranti perché dalla casa, in cui è investito il 75% della ricchezza delle famiglie italiane, dovrà necessariamente ripartire la ripresa.