Smart Building, 2 italiani su 3 non sanno cosa sia
La maggioranza degli italiani conosce poco o nulla le tecnologie che oggi compongono gli smart building e li associa quasi esclusivamente a tematiche di efficienza energetica. E anche quando se ne ha un’idea più chiara, non si investe, nel timore di costi elevati delle tecnologie, difficoltà di accesso agli incentivi e iter autorizzativi troppo lunghi e complessi. Cerchiamo di capirne un po’ di più tramite un articolo di Laura Cavestri su Il Sole 24 Ore Real Estate.
La Community Smart Building di The European House Ambrosetti ha deciso di realizzare un sondaggio per comprendere, sulla base di un campione rappresentativo nazionale, il livello di consapevolezza sul tema della trasformazione smart degli edifici, dei benefici e degli ostacoli alla riconversione del parco immobiliare italiano. Il 64,1% degli italiani dispone di informazioni scarse/generiche o nulle riguardo al concetto di smart building, mentre un 35% si divide tra chi ne ha sentito parlare (29,2%) e chi si definisce bene informato (6,7%). Preoccupati per l’aumento dei costi relativi alla gestione degli edifici (“molto” lo è il 44% del campione e “abbastanza” il 38%), nella propria quotidianità, per contrastare l’aumento dei costi di gestione degli edifici, il 55% degli italiani ha razionato i consumi, il 40,7% ha efficientato l’illuminazione ed il 32,1% ha rinnovato i propri elettrodomestici.
Certo l’età aiuta. I contatori intelligenti sono diffusi per il 44% tra i millenials (25 – 44) e solo per il 12,7% tra i boomer (67+) e i baby boomer (60-66). Solamente l’installazione di “smart meter” porterebbe (secondo il Politecnico di Milano) alla riduzione di 100 euro di spese annuali per abitazione legate all’acqua (30,7% del totale). Eppure, un italiano su cinque non usa alcuno strumento per la gestione intelligente della risorsa idrica.
Più risparmi, meno investimenti
In generale, nella percezione comune, i benefici della riconversione smart si concentrano sul risparmio energetico (30,2%) e sulla riduzione delle emissioni (26,4%) ma non sono visti anche come miglioramento della qualità della vita o con possibili effetti diretti sugli investimenti nel settore residenziale, nell’industria dell’edilizia e del Made in Italy. Costi elevati (26,9%), difficoltà di accesso agli incentivi (20,3%) e lunghi iter autorizzativi (17,8%) sono gli ostacoli principali alla riqualificazione degli edifici secondo il campione. Solo il 24% degli italiani intervistati ha utilizzato incentivi per la riconversione smart del proprio edificio (Bonus ristrutturazione il 25,8%, Ecobonus il 22,7%, Bonus mobili il 20% mentre solo il 13% parla di “Superbonus 110%”). Del resto, il 68,5% degli italiani non è a conoscenza del sito del Governo dedicato alle iniziative di sostegno economico a favore della riconversione degli edifici.
Il valore economico del settore
Già oggi, considerando l’intera filiera dell’edificio intelligente, sono 350mila le aziende impiegate (dalla progettazione alla fornitura di know how e servizi, sino ai prodotti), per un fatturato di 130 miliardi, 626mila posti di lavoro e un valore aggiunto generato di 40 miliardi di euro. Con un effetto moltiplicatore sull’economia di 2,87. Ovvero per ogni 100 euro di investimento diretto nella filiera Smart Building, si attivano ulteriori 187 euro nella filiera collegata. Ma anche un moltiplicatore sull’occupazione: 2,78. Cioè, per ogni 100 unità di lavoro dirette nella filiera estesa dell’edificio intelligente, si attivano ulteriori 178 unità di lavoro nella filiera collegata.